Il progetto insiste nella zona storica del “Ghetto Ebraico” a ridosso del tempio ricostruito da Augusto nel I secolo d.C. , in Via del Portico d’Ottavia, arteria del quartiere e centro di vita sociale e culturale con le sue botteghe artigiane, le gallerie d’arte e i ristoranti. L’incarico nasce dall’esigenza dei ristoratori di ampliare il locale ricavando spazio nella zona attigua adibita precedentemente a magazzino. Il locale oggetto di progettazione si sviluppa ad una quota inferiore rispetto al ristorante esistente e presenta delle limitazioni di natura strutturale e spaziale rappresentate dal pilastro e le travi estradossate all’interno dell’ambiente. Il progetto si articola in tre macro ambienti con geometrie e scelte poetiche di differente natura.
La prima sala, la “sala stella”, affaccia su Via del Portico d’Ottavia ed è la manica di connessione e di snodo con il Ristorante esistente, di quest’ultimo ne riprende morbidamente le forme e i materiali attraverso un rispettoso e delicato innesto del “nuovo col vecchio”. Nella sala stella wine-lounge trovano posto il tavolo quadrato “comune” per aperitivi o feste e la “bottigliera a stella di Davide" da cui la sala prende il nome.
Si passa alla “sala diagonale” che trova la sua genesi nei “limiti” derivanti dalla posizione baricentrica del pilastro e delle travi estradossate la cui maglia a “ragnatela” definisce un reticolo irregolare dal quale abbiamo tratto le nostre linee di forza e le generatrici geometriche della composizione rompendo con l’architettura e le linee della sala precedente. Le forme si fanno agili e nervose scaturendo dalla spigolosa e tagliente forma del blocco monolitico del pilatro a cui s’attestano mensole e vani contenitori per tovaglie e posate.
Il coronamento del ristorante è rappresentato dalla “sala murales” collocata nella zona più intima e appartata del locale. Scendendo i gradini ci troviamo in un contesto in cui l’atmosfera è rarefatta e sospesa; le tonalità cromatiche sul carminio e le luci soffuse riscaldano l’ambiente avvolgendo l’osservatore in un’esperienza sensoriale . In essa trova collocazione il lungo tavolo per pranzi di lavoro, la bottigliera a parete e le lampade a soffitto in metallo e stoffa variopinta.